Due storie di afroamericani, George Floyd e Keshia Thomas, e ciò che il razzismo rappresenta in America.
Questa settimana, George Floyd, un uomo di colore, è morto soffocato da un agente della polizia. Molte sono state le proteste sia in America che nel resto del mondo per questi terribili atti di razzismo.
Oggi, i movimenti Afroamericani chiedono un blackout per sostenere la loro causa, e noi vogliamo farlo raccontandovi la storia di una giovane ragazza nera, Keshia Thomas, emblema dell’antirazzismo.
Nel giugno del 1996 ad Ann Arbor, Michigan, una sezione del Ku Klux Klan organizzò un raduno e un gruppo numeroso di antirazzisti rispose con una contro-protesta.
I 15 klansman furono protetti dalla polizia, in quanto circondati dai componenti dell’altra fazione. Inizialmente la manifestazione fu pacifica.
Ad un tratto però, qualcuno si accorse che in mezzo alla folla c’era un uomo che aveva un tatuaggio delle SS e una maglietta confederata.
La tensione salì rapidamente, qualcuno urlò: “Uccidete il nazista!” e la gente rincorse l’uomo e iniziò a picchiarlo con calci e pugni.
A quel punto intervenne Keshia, si gettò sul suo corpo per proteggerlo dagli altri manifestanti. Grazie a lei, l’uomo si salvò dall’aggressione.

Keshia, a soli 18 anni, mise sé stessa in pericolo per proteggere col suo corpo un uomo del Ku Klux Klan, che quasi sicuramente non solo, non avrebbe fatto lo stesso per lei, ma anzi, era là per fomentare odio proprio contro le persone di colore come lei.
Keshia, rimanendo fedele fino all’ultimo ai suoi ideali, disse: “Non puoi cacciare la bontà dentro una persona a pugni.”
Qualche mese dopo, mentre Keshia era seduta in un bar, un uomo si avvicinò e la ringraziò. Quando lei le chiese il perché, lui rispose: “Era mio padre”.
Keshia Thomas, con il suo coraggio e i suoi ideali, ha dato al mondo una grandissima lezione: la tolleranza, la comprensione, l’umanità, vanno al di là di ogni colore di pelle, di ogni stato sociale, di ogni differenza.
Con la sua storia, vogliamo sostenere il movimento contro il razzismo e chiedere giustizia per George Floyd e per tutte le persone di colore che, come lui, hanno perso la vita ingiustamente.
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