Pillola abortiva in Umbria: Speranza contro Tesei

Vietata la pillola abortiva in Day Hospital in Umbria da Tesei, interviene il ministro Speranza.


Da una parte c’è lei, Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria, colei che qualche giorno fa ha negato alle donne della sua regione di poter prendere la pillola abortiva in day hospital, ma solo con un ricovero di tre giorni in ospedale. Di fatto, rendendo la vita molto più difficile alle donne che vogliono interrompere la gravidanza, proprio nella regione che conta il 66% dei medici obiettori.

Questa decisione, infatti, potrebbe spingere molte donne a rinunciare all’aborto e va contro la richiesta della Società italiana di ginecologia e ostetricia di favorire la pillola Ru486 per tutelare le donne ed evitare di congestionare le strutture sanitarie in tempi di coronavirus.

Dall’altra parte, invece, c’è lui, Roberto Speranza, ministro della Salute, colui che non vuole accettare questo passo indietro per i diritti delle donne, e oggi ha chiesto ufficialmente un parere al Consiglio Superiore della Sanità sulle modalità di somministrazione della pillola abortiva.

L’aborto farmacologico, infatti, ha reso questa scelta più agevole e meno traumatica per le donne, oltre a diminuire i costi per la sanità.

Pillola abortiva Ru486, chiamata anche Mifegyne.

Rincuora vedere che un uomo sia al fianco delle donne per un diritto sancito ormai nel lontano 1978, con la legge 194. E, d’altra parte, è molto avvilente vedere che chi vuole boicottare questo diritto sia, invece, proprio una donna.

Lasciate alle donne la libera scelta di gestire il loro corpo e la loro vita. E se proprio volete sostenere le nascite, date loro agevolazioni sugli asili nidi, sui permessi dal lavoro, sulle baby sitter, supportatele economicamente e organizzativamente.

Questo sì, vorrebbe dire essere dalla parte delle donne, non obbligarle a portare a termine una gravidanza non voluta, ma aiutandole se quella gravidanza la desiderano, ma non hanno i mezzi per sostenere un impegno così grande.

AGGIORNAMENTO: ci hanno segnalato una petizione contro questo provvedimento:

“Uno schiaffo alle donne e all’autodeterminazione che nega loro il metodo di interruzione di gravidanza più veloce e meno invasivo, tanto dal punto di vista fisico quanto psicologico, finendo per disincentivarlo e aprendo, potenzialmente, la strada a nuove pericolose forme di clandestinità.”

Potete firmare > qua

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