L’influencer Alessia Ferrante muore durante l’intervento di liposuzione.
La Ferrante, 37 anni, figlia dell’ex calciatore pugliese Renzo, è morta venerdì pomeriggio durante un intervento di chirurgia plastica in un poliambulatorio privato di Monopoli. Pare sia andata in arresto cardiaco subito dopo la somministrazione dell’anestesia e adesso la Procura di Bari sta indagando.
In passato si era sottoposta a diversi altri interventi di chirurgia plastica, l’ultimo risalente all’ottobre 2019.
Il Corriere la descrive così: “…aveva una passione smisurata per l’estetica. La guidava un’idea di perfezione del corpo, tanto che aveva già affrontato vari interventi chirurgici. Di questo suo interesse ne aveva fatto un’attività ed era diventata una vera e propria influencer da 107mila followers su Istangram. Alessia lavorava come promoter, collaborando con una serie di studi medici in tutta Italia, compreso lo studio medico privato di Monopoli, dove si era recata per un intervento che si era detto di liposuzione ai glutei e che le è costato la vita.”

Perde la vita per la sua ossessione per i canoni estetici.
Come potete vedere dalla foto, pubblicata nel suo profilo Instagram, non aveva particolari problemi di peso. La sua figura era più che apprezzabile anche per i canoni estetici esistenti, eppure per lei non andava ancora bene.
Quando parliamo di ossessione per i canoni estetici, parliamo di questo.
Quante donne non accettano il loro corpo e il loro viso, sebbene magari sia sano e già in linea con l’ideale di bellezza?
Quante donne si sottopongono in continuazione ad operazioni chirurgiche per modificare, anche di appena qualche millimetro (come per esempio per gli interventi al naso o alla bocca) il proprio aspetto?
Quante donne spendono migliaia e migliaia di euro e perdono ore e ore di tempo per rincorrere il mito della bellezza tra creme, trucchi, parrucchieri, estetisti, ecc.?
E tutto sommato, no, non me la sento di dare la colpa a queste donne. Loro sono vittime dell’enorme pressione sociale per i canoni di bellezza imposti.
Se una donna non è bella, non vale niente.
Puoi essere un’astronauta, ma se sei considerata “brutta”, sempre del “cesso” ti danno, ti denigrano e ti insultano, e il caso di Samantha Cristoforetti ne è l’emblema.
L’espressione “per essere bella, bisogna soffrire” è la dimostrazione di quanto la bellezza debba ricoprire un ruolo fondamentale per la vita delle donne, un ruolo per cui è richiesta dedizione, sacrificio, impegno costante e addirittura sofferenza… E, come in questo caso, si arriva anche alla morte.
Ci dispiace molto per la sua morte e speriamo che possa far aprire gli occhi alle donne.
Donne, amiche, piacetevi così come siete, amate il vostro corpo e il vostro viso, rispettatelo e prendetevene cura, ma affinché sia SANO, non necessariamente “bello” come ci vogliono imporre.
Non sentitevi sbagliate se avete qualcosa che non rientra negli stereotipi.
Non rincorrete la chimera della bellezza.
Non odiate i vostri corpi.
Apprezzatevi così come siete.
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