SEPARAZIONE E AFFIDO: Cosa prevede il Ddl Pillon?

L’organizzazione femminista “Non una di meno” ha manifestato contro il disegno di legge 735, (Ddl Pillon). Il ddl intende riformare il diritto di famiglia e in particolare l’affidamento dei figli e il loro mantenimento in caso di separazione dei genitori.

Il Ddl è stato molto criticato dai movimenti femministi, dagli operatori sociali, dalle attiviste dei centri antiviolenza, dalle organizzazioni che si occupano di violenza contro le donne e dalle associazioni per la tutela dei minori.

Questi sono i punti principali delle critiche:

– Mediazione familiare obbligatoria –
Una coppia con figli minorenni che voglia separarsi debba intraprendere obbligatoriamente un percorso di mediazione familiare, prima che il caso arrivi davanti a un giudice “a pena di improcedibilità”. Con la mediazione affidata a soggetti privati iscritti all’apposito albo, si dovrà arrivare alla condivisione di un “piano genitoriale” per una gestione condivisa dei minori. Il piano dovrà definire i “luoghi abitualmente frequentati dai figli”, la “scuola e il percorso educativo del minore”, le “eventuali attività extrascolastiche, sportive, culturali e formative“ e le “vacanze normalmente godute”.
Questo comporta un aumento considerevole delle spese per chi vorrà divorziare o separarsi. Inoltre anche le vittime di violenza domestica saranno obbligate a ricorrere alla mediazione con il coniuge violento. 

Parificazione del tempo trascorso con i figli e il piano genitoriale – 

Il figlio minore deve trascorrere con ciascuno dei genitori tempi uguali, salvi i casi di impossibilità materiale. Per questo i figli avranno un doppio domicilio nelle case dei due genitori. Il minore non potrà più scegliere con quale genitore risiedere e come trascorrere il tempo, perché anche le attività saranno stabilite dal piano genitoriale. 

– Abolizione dell’assegno di mantenimento –

Il mantenimento diretto prevede che ci sia un’equa ripartizione delle spese ordinarie e straordinarie in proporzione al reddito e in base a quanto stabilito dal piano genitoriale, concordato con il mediatore. Se non c’è accordo decide il giudice. Il minore si troverà a vivere in situazioni di disparità se c’è una differenza di reddito tra i genitori. 

– Casa familiare –

Nel caso in cui la casa di famiglia sia cointestata ai due ex coniugi, quello che rimane nella casa familiare dovrà pagare un canone a quello che la lascerà. Si stravolge il principio dell’assegnazione della casa familiare che è basato sul principio che il minore debba essere tutelato nel suo diritto di rimanere nella casa e di non vedere stravolte le sue abitudini.

– I rischi per le donne vittime di violenza domestica –

Se il figlio minore si rifiuta di vedere uno dei due genitori, l’altro genitore può essere accusato di aver manipolato il minore e quindi il giudice può disporre un provvedimento d’urgenza che prevede la limitazione o sospensione della sua responsabilità genitoriale. Il giudice può chiedere anche il collocamento provvisorio del minore presso apposita struttura specializzata. Secondo le associazioni che si occupano di violenza maschile sulle donne, si cerca di cancellare le denunce di violenza domestica.

Il ddl impone che la violenza debba essere comprovata e non spiega nemmeno in che modo; e inoltre dice che anche in una situazione di violenza deve essere possibile per il figlio vedere il genitore violento, anche se il minore non vuole stare con il genitore violento.
Inoltre, va a modificare il reato di maltrattamenti verso un familiare e un convivente, soffermandosi sulla necessità che sia abituale, ossia il reato si configura solo se la condotta violenta è continuativa e ininterrotta.

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