Lavorano i 3/4 delle ore lavorate e guadagnano solo il 10% dei redditi mondiali.
Perché questa differenza?
“Nel mondo quasi 600 milioni donne sono occupate in lavori precari come il lavoro domestico a cui da sempre sono destinate e attività agricole di sussistenza, soprattutto nei Paesi poveri. È perciò un dovere universale garantire a milioni di donne un lavoro retribuito e un reddito dignitoso, colmando il divario tra uomini e donne in termini di opportunità e diritti, garantendo contratti stabili e condizioni di lavoro sicure”, dice Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia.
L’allargamento della forbice incide sempre di più sulla vita di milioni di donne soprattutto nei Paesi poveri dove questa disparità costa fino a 9mila miliardi dollari all’anno di mancate risorse, che potrebbero permettere l’uscita dalla povertà estrema di una fetta sempre maggiore di quei 795 milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame. Molti dei diritti acquisiti dalle donne negli ultimi decenni sono messi in discussione e le disparità sono in crescita: la quota di lavoro non retribuito, soprattutto di cura delle persone, viene svolto da 2 a 10 volte in più dalle donne rispetto agli uomini. Eppure il settore è in grado di generare un valore economico complessivo di circa 10 mila miliardi di dollari all’anno, ossia più del pil di Giappone, Brasile e India messi insieme. Un’enormità di risorse che potrebbero non solo garantire un reddito dignitoso a milioni di famiglie nei paesi in via di sviluppo, ma anche migliori servizi pubblici essenziali come istruzione e sanità, si legge ancora.
Serviranno ancora 170 anni per colmare il gap retributivo a livello globale, emerge dal report di Oxfam.
Sarà fondamentale affrontare la discriminazione di genere e gli abusi sul luogo di lavoro, ridurre il peso del lavoro di cura non retribuito, dare un accesso eguale a quello degli uomini alla proprietà della terra e alla proprietà d’impresa a livello globale.
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