Assunta Casella: incarcerata per 21 anni per aver ucciso il marito che l’aveva maltrattata per oltre 40 anni, ora è stata richiesta la grazia.
A ottobre abbiamo lanciato una raccolta firme per chiedere la grazia, dopo che è stata condannata a 21 anni di carcere per aver ucciso il marito che l’aveva comprata per 500 mila lire quando lei era una ragazzina, obbligandola a prostituirsi, picchiandola, umiliandola, abusando di lei per più di 40 anni.
I giudici non le hanno dato nessuna attenuante, se non quelle generiche.
Non ha ricevuto nessuna empatia per la sua vita passata in schiavitù di quest’uomo, ed è stata condannata per quello che potrebbe essere il resto della sua vita, una vita mai vissuta.
Da ottobre noi ci siamo impegnate in tutti i modo per aiutarla: infinite telefonate al carcere, al suo avvocato, lettere, abbiamo sentito diversi altri avvocati, il sacerdote e alcune signore volontarie in carcere, abbiamo smosso mari e monti per aiutarla e alla fine ce l’abbiamo fatta, siamo riuscite a metterci in contatto con lei, l’abbiamo indirizzata per fare domanda di grazia, ed è iniziato l’iter previsto per legge. La settimana prossima manderemo una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per perorare la sua causa, in forza anche a tutte le firme che abbiamo raccolto per lei.


Lettera di sostegno alla richiesta di grazia per Assunta Casella:
“Egregio Presidente Mattarella,
Le scriviamo per sottoporre alla Sua attenzione la richiesta di grazia pervenuta in data 22 aprile 2020 da parte della Signora Assunta Casella, in attesa dell’attività istruttoria prevista dall’articolo 681 del codice di procedura penale.
Come Ihaveavoice, comunità che si occupa di dare voce alle donne, soprattutto a quelle più sole e in difficoltà, ci siamo prese l’impegno di sostenere questa donna, che una voce non l’ha mai avuta.
Venduta dai genitori per 500 mila lire a Severino Viora, un uomo di 35 anni, quando lei ne aveva solamente 14, privata dell’affetto della famiglia, dell’istruzione più basica, di qualsiasi punto di riferimento, si è trovata costretta a prostituirsi e a subire abusi e violenze per una vita intera.
Sola ed abbandonata da tutti, dalla sua stessa famiglia e dalla società che non l’ha protetta, si è ritrovata a scegliere un gesto estremo, non vedendo nessun’altra via d’uscita.
Questa donna ha subito violenze per più di 40 anni, un’intera vita mai vissuta veramente, ed ora, all’età di 60 anni, è stata condannata a 21 anni di carcere, probabilmente rinchiusa per il resto della sua vita.
Per quanto riteniamo che il suo gesto sia stato estremamente sbagliato, umanamente comprendiamo il dolore e la disperazione di questa donna ormai senza speranze.
Non aveva né i mezzi, né le capacità per chiedere aiuto e liberarsi dal marito in modo legale. Non poteva permettersi un avvocato, non aveva nessuno che la potesse consigliare al meglio e non sapeva cosa fare.
In moltissimi casi di femminicidio, agli uomini vengono concesse diverse attenuanti come “raptus per gelosia”, “stress da separazione”, ecc., e in pochi anni sono liberi. A questa donna non è stata concessa nessuna attenuante, se non quelle generiche.
Una vita mai vissuta, che le è stata strappata via a 14 anni da un uomo padrone, che si è appropriato del corpo di una ragazzina indifesa.
Una ragazzina abbandonata dalla famiglia, venduta per pochi soldi.
Una donna abbandonata dalla società, che non ha saputo darle un punto di riferimento o un aiuto.
Una donna abbandonata dalla giustizia, che le ha voltato le spalle, non considerando le sue sofferenze.
Una donna senza voce, a cui noi abbiamo deciso di dargliela.
Non possiamo abbandonarla anche noi.
Dobbiamo restituirle la vita che le è stata rubata più di 40 anni fa, per la sola “colpa” di non avere avuto una famiglia che si prendesse cura di lei.
In Francia è già successo un caso simile: Jaqueline Sauvage uccise il marito che la picchiava e stuprava le figlie, e il presidente François Hollande le concesse la grazia.
Abbiamo raccolto migliaia di firme attraverso i nostri canali e molte persone continuano ancora a firmare. Sono persone che comprendono la sofferenza di questa donna e la sostengono, chiedendo con noi la grazia.
Presidente Mattarella, ci appelliamo al Suo buon cuore e alla sua comprensione, solo Lei può dare a questa donna la possibilità di vivere la vita che non ha mai vissuto, o almeno quello che le rimane.
La ringraziamo immensamente per averci concesso la Sua attenzione, certe che il Suo grande senso di giustizia e la Sua ammirevole empatia porteranno a fare la scelta migliore per questa donna.
Distinti saluti,
…. (firme)”
Per chi volesse sostenere la Signora Casella, e non avesse già firmato la petizione che abbiamo lanciato ad ottobre, può condividere e firmare sotto il nostro post in Facebook, con nome, cognome e città di residenza (es. Elisa Rossi, Roma).
La Signora Casella ci scrive anche per chiederci degli abiti (pantaloni taglia M, canotte o magliette leggere estive e un paio di ciabatte taglia 36). Se c’è qualcuno a Torino che ha la possibilità di portare questi indumenti in carcere per lei, sarebbe davvero molto apprezzato.

Vi ringraziamo per i vostro sostegno e speriamo che la Signora Assunta abbia la giustizia che merita.
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