Io ho una voce

Sono l’1.26 di un sabato notte d’estate.
Sono tornata a casa da poco.
Ho passato l’ultima ora e mezza al telefono con una mia amica.
Ero sconvolta.
Alle 11.40 circa, stavo passeggiando per una via del centro di Milano. Ero da sola.
Un uomo mi si avvicina e mi chiede un’informazione.
Mi chiede se c’era una farmacia là vicino.
Gli rispondo che non lo sapevo, di cercare in Google.
Mi dice che gli va bene anche una farmacia con i distributori automatici fuori.
Gli ripeto che non lo sapevo di cercare in Google.
Insiste e mi dice che cercava un preservativo.
Lo guardo con aria sbigottita.
Mi dice che vuole scopare.
Allungo il passo per scappare via, percependo un possibile pericolo.
Lui affretta il passo per starmi dietro e mi dice: “Vuoi scopare?”

Inizio ad urlare, dicendogli che era un verme schifoso, di non permettersi mai più e di andare via e corro dalla parte opposta della strada.

Fortunatamente lui se ne va, non mi insegue, non mi aggredisce, ma tutto questo non va comunque bene.

Sono una donna che ha passato la mia viaggiando in tutto il mondo da sola, e situazioni del genere sono all’ordine del giorno.

Non è stato uno stupro, no, ma quest’uomo non solo mi ha mancato di rispetto, ma mi ha fatto sentire in pericolo. Mi ha fatto sentire una preda. Mi ha fatto sentire un buco da possedere. Un pezzo di carne da dominare.

Mi ha tolto la mia spensieratezza, la mia sicurezza, la mia libertà di donna sola che vuole farsi una passeggiata in una sera estiva. Mi ha spaventato, rendendomi vittima del suo “potere di uomo”.

Non è successo niente, direte voi, un poveraccio che ci voleva provare, che vuoi che sia?

No, questa è la prevaricazione che porta gli uomini alle violenze contro le donne. Il fatto che pensino che una donna che cammina per conto suo sia una preda da prendere per scopare.

Questo non è corteggiamento. Questo è un abuso. Forse lieve, sottile, ma spregevole allo stesso tempo, che si infiltra dentro come un veleno e, goccia dopo goccia, ti rende vittima. Ti rende inerme. Ti rende consapevole che in quanto Donna devi accettare queste forme di abuso. Non sono una violenza fisica, denunciabile e perseguibile per legge, ma è una violenza psicologica, che, se ripetuta nel tempo, da molti uomini, viene sdoganata e se provi a dire che non va bene, ti viene anche detto: “che vuoi che sia? Non è successo niente”.

Da donna mi sento chiusa in una gabbia, circondata da bestie che mi toccano, mi sviliscono, mi sfruttano e io non posso ribellarmi. Devo subire e tacere.

E ora di dire basta a tutto questo e di alzare la voce.

Iniziamo a combattere questi comportamenti e così, cambiando la cultura e la percezione di come si può trattare una donna, forse, anche le violenze più pesanti smetteranno di venire perpetrate.

Iniziamo a mettere dei paletti, dire cosa è accettabile e cosa non lo è.

Una donna non è una preda per la soddisfazione fisica di un uomo.

Un uomo può corteggiare con rispetto e galanteria, se la donna dimostra un interesse, altrimenti non può permettersi di importunare una donna, con modi irruenti e volgari.

Ho creato questa pagina per dare voce a tutte le donne che, come me, subiscono tutti i giorni molestie, prevaricazioni, abusi di potere da parte di uomini.

E giunto il tempo di alzare la voce.

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