L’ABORTO NON È MAI UNA SCELTA FACILE.

Sì è parlato molto nei giorni passati di aborto, soprattutto dopo la legge che lo vieta in Alabama, argomento discusso anche durante il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona e che continua ad essere soggetto a manifestazioni contrarie anche in Italia.

Come abbiamo già detto Ihaveavoice non segue ideologie politiche o religiose, cerca solo di sostenere i diritti delle donne, tutte le donne.

Vogliamo raccontarvi sia storie di donne italiane che lo hanno fatto (le leggete nelle immagini) che storie di bambine rimaste incinta in Sud America, dove l’aborto è illegale:

Girando per le strade delle città del Sud America, si vedono molti cartelli A4, spesso attaccati vicino ai semafori, con scritto “Retraso menstrual? Solución!” (Ritardo metruale? Soluzione!) seguito da un numero di telefono. Le donne ricche possono andare ad abortire nelle cliniche private mentre se sei povera la “solución” si risolve spesso con la morte delle donne.

In Argentina una bambina di 11 anni, è rimasta incinta dopo essere stata violentata dal marito della nonna ed è stata costretta a partorire perché le autorità si sono rifiutate di concederle l’interruzione di gravidanza a cui aveva diritto. “Toglietemi quello che mi ha messo dentro quel vecchio”, aveva detto.

“Quella bimba non solo è stata vittima di stupro e per questo ha già tentato di uccidersi due volte, ma correva gravi rischi per la sua salute nel portare avanti quella gravidanza”, ha detto Soledad Deza, rappresentante dell’associazione Women for Women, ricordando che la ragazzina aveva esplicitamente chiesto di poter abortire.

In Argentina, l’aborto è consentito dal 1921 in caso di stupro e in situazioni in cui la salute della donna è in pericolo. Inoltre, nel 2012 è stato stabilito un protocollo per poter praticare queste interruzioni. Tuttavia, l’anno scorso, una legge per legalizzare l’aborto fino a 14 settimane è stata adottata dalla Camera dei deputati ma non è passata al Senato.

Le sue richieste di aborto, così come quelle di sua madre e di un certo numero di attiviste, sono state però ignorate e, arrivata alla 24esima settimana di gravidanza, i medici dell’ospedale Eva Peròn l’hanno sottoposta a un taglio cesareo. Il feto di cinque mesi è stato estratto vivo, ma i morì dopo qualche giorno.


In Paraguay, una bambina di 10 anni è rimasta incinta dopo essere stata stuprata dal patrigno. La legge non permette che possa interrompere la gravidanza a meno che la donna non rischi di perdere la vita e in questo caso, i medici hanno considerato che non lo fosse.

La madre aveva denunciato il patrigno per le violenze sessuali alla figlia, ma le autorità non fecero nulla. Quando il ventre della bambina ha iniziato a gonfiarsi, la madre, pensando che fosse un tumore, l’ha portata in ospedale, dove hanno poi scoperto che era incinta.

La madre è stata incarcerata immediatamente con l’accusa di non aver fatto bene il suo dovere di madre, mentre il patrigno, lo stupratore, è stato preso in considerazione dai giudici con molta più “calma” (purtroppo non ho trovato la notizia di come sia finita questa faccenda).

Entrambe queste storie sono terribili e non sono le uniche purtroppo, ce ne sono molte.

La cosa che più fa riflettere è di come una legge possa influire in modo così drastico sulla vita di una bambina.

Qui sotto ci sono dei racconti di donne italiane e delle loro esperienze con l’aborto, segnalati da Iacopo Melio.

Credo che leggere queste storie, senza pregiudizi, ma cercando di mettersi nei panni di chi ha vissuto queste storie, sia fondamentale per la comprensione di un diritto tanto discusso come l’aborto.

Diteci cosa ne pensate e aiutateci a diffondere questo post per far riflettere su un tema così importante come l’aborto.

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