Amico di famiglia, lei lo chiamava “zio”.
Lui sempre presente e affettuoso, finché quelle attenzioni non diventano inadeguate: baci, carezze al seno e all’inguine. Chiusi in camera, anche se sua moglie era in casa. Messaggi in continuazione, anche di notte.
Questi abusi durano due anni.
La madre di lei scopre i messaggi, si insospettisce, ma non denuncia subito. Si dovrà aspettare un altro episodio, quando lui va a trovare lei, sapendo che la sua famiglia era via. Arrivato trova il fratello della ragazzina e gli chiede comunque di salire per vederla, mentre lei si stava facendo la doccia. La fidanzata del fratello capisce che c’era qualcosa che non andava e così lo denunciano per violenza sessuale aggravata dal fatto che la vittima fosse minorenne.
Lui ha chiesto il patteggiamento.
Il pm lo ha accolto, facendo scalare la pena da 7 anni e 6 mesi a trenta mesi, applicando la riduzione di due terzi perché i fatti in questione sono stati valutati di «lieve entità», come previsto nell’articolo 609 bis del Codice penale.
L’accordo tra il legale difensore e il pm Angelo Beccu, inoltre, prevedeva una ulteriore riduzione di un terzo, proprio per via del patteggiamento. Quindi, il 12 giugno scorso, il Gup del Tribunale di Sassari, Giancosimo Mura, ha condannato lo «zio» a venti mesi di reclusione con la sospensione condizionale, il che significa che non andrà in prigione.
Non potrà essere sottoposto ad alcuna misura restrittiva, come per esempio il divieto di avvicinamento.
«Io non capisco questa decisione», dice la ragazzina. «Adesso quando lo incrocio per strada lui mi ride in faccia».
Ritenere un fatto di “lieve entità” gli abusi su una minore.
Abbassare la pena, già ridicola di 7 anni, a 20 mesi.
Niente carcere e niente misure restrittive.
Decisioni prese da giudici uomini.
Due anni di abusi e una madre che pur leggendo i messaggi, non si convince a denunciare.
La legge italiana è sicuramente inadeguata per le violenze, soprattutto quelle sui minori, ma credo che anche la sua applicazione, non sia sempre appropriata.
C’è bisogno di sensibilizzare le persone su queste problematiche. Non si può non vedere.
È ora di dire basta.
È ora di cambiare.
Firmate e diffondete il più possibile la nostra petizione contro pedofilia e stupratori: http://bit.ly/2MJwksP
Non possiamo più accettare queste sentenze ignobili.
Unite, si può!
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